- 1965 “gli albori”
De la Vega … l’ex-moglie (probabilmente l’ultima) lo definisce “un delinquenteeeee!”. La sua famiglia, anche se gli vuole bene, non sa se accoglierlo o allontanarlo, per sicurezza lo hanno diseredato. I più non lo reggono oltre gli 11 minuti, ma per i pochi che, riuscendo a essergli amici, hanno sopportato con benevolenza i suoi difetti: De la Vega è una persona d’oro! Ha vissuto dividendosi tra Madrid, l’ex Repubblica di Genova per approdare a colonizzare, attualmente, il sub-Piemonte. È diventato poliglotta non per il piacere dello studio bensì per amore del genere femminile. Infatti, irresistibilmente attratto da venustà straniere, ogni compagna, stanziale o nomade, gli ha lasciato un nuovo idioma in regalo. Quando era giovane si sentiva vecchio,ora che invecchia si sente ringiovanire… e non promette niente di buono questa caratteristica. Autentico fantasista, ha svolto innumerevoli attività spaziando dalle altezze dell’arte sino alle bassezze del commercio al dettaglio. Filoenologo, musicista, cuoco-pop, musicoterapeuta pentito, ex politico in erba, sartina-smart, giusperito incompiuto, lobbysta, elettricista, falegname, idraulico, appassionato d’arte contemporanea, genio dell’informatica fai-da-te, baby-sitter ben voluto anche dai bambini. Ama la musica antica e le opere di Philip Glass saltando a piè pari tutto l’800 che trova disgustoso. Adora fare continuamente calcoli a mente ed è per questo che si è dedicato, a lungo, allo studio intenso del poker professionale. Conoscitore delle antiche tecniche di montaggio “a mano” di mobili svedesi, esteta, perdutamente ammalato di balli latinoamericani (dalla salsa al vallenato), berrebbe champagne a ogni ora e, da sobrio, guida l’auto benissimo avendo passato l’esame per la patente senza quasi aver mai studiato. Praticamente un uomo meraviglioso se non fosse per un solo piccolo difetto: riesce a volgere tutte queste sue doti in armi letali con cui produce catastrofi inimmaginabili pur non volendo! Comunque la migliore descrizione del De la Vega la fecero i suoi insegnanti delle scuole elementari che, capendone il valore, dopo il classico “è intelligente ma non si applica” lo promossero a un definitivo: è una Mancata Promessa! Attualmente, non volendo farsi mancare nulla, si è dato anche alla scrittura essendo stato ospitato su LaRivistaintelligente.it dalla benevolenza di Giovanna Nuvoletti, e pubblicando racconti in due antologie di Edizioni2000diciassette, grazie all’invito di Maria Pia Selvaggio che, chissà come, lo ha scoperto. Tuttavia, scrittore in nuce, DeLaVega condivide per ora con il Premio Campiello lo stesso rapporto che ha Stephen King con il Premio Pulitzer: lo hanno vinto tutti tranne lui! La sua produzione, per ora segreta, comprende: una poesia op.1 (si incomincia sempre dal numero 1), un paio di atti-unici incomprensibili e, non meno, un illeggibile capolavoro autobiografico dal titolo: “L’uomo che capiva Sì per No e viceversa“.DeLaVega si chiama Diego e non è uno scherzo cosi come è vero quanto detto sopra.







