Articolo evidenziato

L’UNTO – romanzo ironico onirico –

Romanzo ironico onirico: un anagramma per intrecciare fatti reali e inventati, umane debolezze e capisaldi morali in un hellzapoppin di equivoci e salti spazio temporali.

Un Padreterno fatto “a nostra immagine e somiglianza spiega perché, da sempre, invia suoi Emissari nel tentativo di guidare l’umanità. Per contro, questa sua imperfetta creazione, disattende il proprio ruolo creando regole e ordinamenti in contrasto con la sceneggiatura del Divino Regista.

L’Unto, il protagonista, è uno dei tanti “inviati” a guidarci verso la giusta interpretazione del Verbo.

È così che, come in sogno, si passa dal Vangelo a un set cinematografico dove l’Unto prende le sembianze del più noto rivoluzionario di tutti i tempi. Resuscitato, come si conviene a ogni messia di successo, spiegherà in che modo la sua esistenza sia stata travisata a causa della sua fotogenia.

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ARGO

Quando sbarcò sulla spiaggia nessuno lo riconobbe. Gli stracci come abbigliamento e vent’anni trascorsi in viaggi e battaglie a scavargli il volto lo avevano reso irriconoscibile anche a suo padre. Protetto da questo anonimato e ansioso di consumare l’articolata vendetta che aveva progettato, si recò verso il paese certo che nessuno lo avrebbe notato. Poteva ingannare chiunque, ma non il suo amico fedele. Vecchio, sporco e ridotto a informe sacchetto spigoloso, lo aspettava con cieca fiducia sin dal giorno della sua partenza Continua a leggere “ARGO”

IL QUINTETTO: storielle di vita viennese

(tratto da: “Gedanken”, Franz Schubert – 1828 Wien)  Una sera di gennaio del 1828, all’età di trentun anni, non mi ritrovai in una selva oscura bensì, per me molto peggio, ai piedi della torre sud del duomo in Stephanplatz. Ho sempre pensato che lo Stephansdom, anzi “Steffi” come lo chiamiamo noi viennesi doc, fosse un orrendo e mal riuscito miscuglio di romanico e gotico Continua a leggere “IL QUINTETTO: storielle di vita viennese”

A SPASSO CON DAISY? NO,CON MAZZEI!

(vero racconto onirico)
È un tranquillo pomeriggio casalingo, anonimo, quasi noioso. Nel silenzio della cucina, colto da estasi mistica, mi appresto al sacro rito postprandiale del caffè preparato con un’ortodossa napoletana. All’improvviso vengo riportato nella modernità dalla fastidiosa suoneria “Piano-Riff” del mio, poco pertenopeo, iPhone. Il risveglio è brusco, imprecando tradizionalmente come un turco rovescio ovunque l’acqua e il caffè che stavo soppesando con cura da narcos colombiano. Rispondo al telefono e, all’altro capo, si materializza una voce che ripete più volte:

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COSA FARO’ DA GRANDE

Massachussets. È un giorno di settembre del 1927 quando, nel giardino di una scuola elementare, durante la ricreazione due bambini si danno appuntamento sulla stessa panchina. Appartengono entrambi  ad autentiche famiglie wasp e, dalle loro cartelle, estraggono thermos di latte e salubri tramezzini preparati dalla governante sognando, però, di consumare  malsani snacks, hamburgers e bibite gassate da bravi americani in erba. Felici di incontrarsi, si siedono uno accanto all’altro scambiandosi un saluto:

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